Roma capitale

L'emendamento approvato dalla Camera dei deputati riguardante lo status speciale di Roma capitale, nellíambito di una riorganizzazione federalista dello stato nazionale unitario, ha piu' di una motivazione.
Ci sono ragioni che affondano le proprie radici in oltre 2.750 anni di storia e che trovano testimonianza nellíinestimabile ed esclusivo patrimonio artistico, che fa di Roma un bene dellíintera umanita'.
Ci sono le ragioni, altrettanto importanti, legate al suo essere la capitale del cattolicesimo e, comunque, cuore della cristianita'a livello mondiale.
Ed infine ci sono le ragioni collegate ai suoi ruoli istituzionali, sia nazionali sia internazionali.
Tutte queste ragioni si sono intrecciate nellíanno dedicato al Giubileo ed hanno evidenziato líinadeguatezza degli attuali ordinamenti nel governare efficacemente i problemi connessi, nonostante gli ingenti stanziamenti messi a disposizione della Capitale negli scorsi anni.
Le troppe promesse non mantenute del Sindaco Rutelli per il Giubileo, sono in gran parte dovute alla sua incapacita'politico-amministrativa ma, anche, alle sovrapposizioni delle competenze fra vari Enti, che hanno finito spesso per ostacolare ed impedire importanti realizzazioni.
Líesigenza di uno status speciale che consenta di governare piu' efficacemente le molteplici peculiarita'di Roma ha, dunque, concrete e forti motivazioni non legate, come e'stato da alcuni sostenuto, da ragioni politiche piö contingenti.
Si tratta ora di affermare, nel concreto processo di elaborazione della legge ordinaria, i contenuti qualificanti del nuovo ordinamento di governo della Capitale.
Assumendo come elemento guida lo spirito federalista, alla base dellíemendamento votato alla Camera, va subito affermato che líordinamento speciale dovra'in qualche modo fare riferimento ai poteri delle regioni ordinarie, altrimenti, in spregio al principio dell'unita'nazionale, si creerebbero cittadini di serie A (i romani con diritti speciali) e cittadini di serie B (gli altri).
Ne discende pero' che il nuovo ordinamento non dovra'essere definito ìin aggiuntaî ai livelli istituzionali esistenti. Si trattera', in altri termini, di affermare che la nuova realta'istituzionale si realizzi per sostituzione, altrimenti si continuerebbe a perseverare nell'assurdo vizio italico della prolificazione di Enti, che non solo risulterebbe inutile, ma avrebbe conseguenze assai negative sia sul bilancio dello Stato, sia sulla qualita'ed efficacia del processo decisionale.
In coerenza con il principio di sussidiarieta', andrebbe ripensata anche líattuale organizzazione del Comune di Roma.
Inoltre, ma non meno importante, la ristrutturazione potrebbe dar vita ad aziende e strutture che potrebbero anche introdurre unímedita e sana concorrenza nellíerogazione di servizi pubblici sullíattuale area metropolitana.
L'assunzione di status e funzioni speciali accomunano, seppur all'interno di contesti istituzionali assai diversi, tutte le grandi capitali europee ed internazionali. A Washington, Londra, Parigi, Berlino e Tokio non e'tuttavia riconosciuto lo stato giuridico di citta'-stato. Roma, almeno in cio', potrebbe tornare ad essere "Caput mundi".