Ferché la moneta unica


15/31 marzo 2002 
In una pubblicazione che ho scritto sono partito da una domanda: "Perché l'Euro?" E da lì noi dobbiamo partire. L'Euro permetterà di avere veramente una federazione di stati-nazione (siamo onorati che anche il Presidente della Repubblica dia il Suo appoggio), singole nazioni unite tra di loro, ma nel rispetto di identità, culture e religioni. Tramite una vera Europa unita con deleghe a mio avviso in politica economica, estera e di sicurezza potremmo avere la possibilità di unire una realtà determinante nella politica internazionale (vedi la richiesta in numerosi interventi di pace) e al contempo di portare avanti la difesa di valori e principi da sempre nostri: Ia famiglia, la nazione, Ia religione, e tanti altri. Dico questo perché dall'Europa avremo la grande possibilità di affermare anche il nostro progetto politico; infatti credo molto di più a un rafforzamento della destra Europea tramite il Nostro gruppo allargato agli stati che entreranno (già ne hanno fatto richiesta altri tre), che l'entrata in altri raggruppamenti che dimostrano la loro debolezza tutti i giorni; ne sono convinto perché con l'allargamento cambierà lo scenario del bipartitismo fino ad oggi esistente al Parlamento Europeo. Quindi tutto questo avrà riflessi nella politica nazionale: come? Rispettando il nostro percorso, per carità anche con la mediazione politica, ma i nostri impegni saranno rispettati: la sicurezza per le strade, il terrorismo che deve essere combattuto senza possibilità di arretramenti da parte dello Stato. Lo sviluppo sostenibile (far crescere il nostro Stato all'interno di un ambiente rispettato e valorizzato). Migliorare la qualità della vita con interventi mirati nelle infrastrutture e nei servizi. Far attirare investimenti nel nostro Paese; una politica fiscale ed economica che tuteli la piccola e media impresa (vero nocciolo della nostra economia). Senza parlare poi della difesa dei lavoratori con nuovi strumenti: la partecipazione nei capitali d'azienda, far parte da azionisti nelle grandi società. Ma il nostro obiettivo non può essere quello di dichiararci sociali; nel simbolo di A.N. c'è scritto sotto movimento sociale, e con questo abbiamo detto tutto (chi di noi non è sociale). Non ci chiudiamo in vecchi schemi, guardiamo al futuro e soprattutto quando parliamo del nostro partito non dobbiamo avere comportamenti estremi. Per quanto riguarda il Congresso Nazionale candidati ce ne potranno essere però noi la scelta l'abbiamo fatta ed è Fini con il suo programma ed il suo pensiero politico. Non ci sono posizioni personali sul tavolo, quello di cui parliamo sono i documenti politici, quello di Fini, di A.N. Parliamo non solo di quello pubblicato dal "Secolo d'Italia" ma di quello che ha fatto; ci ha portato nel Governo e sta lavorando con colui il quale ci accrediterà politicamente a livello internazionale; più di questo che dovremmo avere come programma politico? In ultimo un augurio che il Congresso di Bologna riporti in alto la politica di destra con le sue tematiche, i suoi obiettivi, i suoi principi e soprattutto la propria identità, ci faccia parlare e ragionare da uomini di Governo e non da opposizione: ii ruolo è diverso; tutto questo perché amiamo ii nostro grande Paese.